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Giandomenico Crapis Claudio Crapis

Umberto Eco e il Pci

Voto medio della comunità Lìberos
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Inserito il 23-09-2020 da
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«Una canzone di Mina non può essere giudicata sul metro della poesia-non poesia e neppure alla luce di una immagine classica dell’uomo. Tuttavia per delle masse enormi soddisfa evidentemente delle esigenze. Quali sono queste esigenze? Secondo quale meccanismo le soddisfa? Le soddisfa o sembra soddisfarle? Esisterebbe un modo diverso per soddisfarle? Una volta che fossero state modificate profondamente le strutture della società in cui viviamo, queste esigenze sopravvivrebbero?»

Il 5 e il 12 ottobre 1963, in un momento in cui emergevano tumultuosamente fermenti nuovi nel campo della società e della cultura, il settimanale del Pci «Rinascita» pubblicava un lungo articolo di Umberto Eco «sui problemi della cultura di opposizione». Ne scaturì una vivace discussione nella quale intervennero intellettuali ed esponenti del Partito.

Il saggio di Eco gettava un sasso nello stagno delle strategie estetiche marxiste: la precoce notorietà del giovane intellettuale, l’introduzione di temi inediti e la capacità di tenere insieme “alto” e “basso”, nonché di spaziare in campi tra loro molto diversi, ne facevano immediatamente una provocazione per la cultura di sinistra.
Nel suo scritto egli metteva spregiudicatamente al centro dell'analisi la società di massa, i suoi gusti, i suoi consumi, i suoi miti. Il dibattito non si fece attendere, coinvolgendo in prima persona figure come la dirigente comunista Rossana Rossanda, il filosofo Louis Althusser, il poeta Edoardo Sanguineti.
Il denso intervento che sembra essere sfuggito in questi decenni alla maggior parte della letteratura critica, è qui riproposto, insieme ad una sua puntuale e approfondita analisi critica, storica e semiologica condotta da Claudio e Giandomenico Crapis.
Soprattutto per l’attualità che quella riflessione riveste ancora oggi, se solo si pensa ai diffusi atteggiamenti di sdegnoso rifiuto o di acritica accettazione da parte di intellettuali e politici di sinistra rispetto alla popular culture; e alla rinuncia di qualsiasi tentativo di analisi che vada al di là della ratificazione del già esistente.
Il lungo intervento è interessante anche perché anticipava la successiva svolta semiotica dell’autore e perché faceva emergere un aspetto forse inesplorato del primo Eco: la ricerca, lui già cattolico, di un rapporto con la cultura marxista e il tentativo di coniugare Marx con nuove scienze come lo strutturalismo, senza abbandonare la forte tensione all’impegno, in un’ottica “modificatoria” della realtà. Un aspetto, questo, che l’articolo su «Rinascita» illumina di nuovo interesse.

Claudio Crapis, laureato in lettere classiche con Eco a Bologna con una tesi sulla semiotica di Cicerone e Quintiliano, dirigente scolastico, ha pubblicato articoli in varie riviste specializzate («Versus», «Aufidus», «Segni e Comprensione», «Carte semiotiche»); ha scritto (con Giovanni Manetti) La théorie contemporaine du signe et la rhétorique ancienne, in S. Ijsserling - G. Vervaecke, Renaissances of Rhetoric (Leuven University Press, 1994).

Giandomenico Crapis, medico, nonché storico della tv e della cultura di massa, ha pubblicato Il frigorifero del cervello. Il Pci e la tv da Lascia o raddoppia alla battaglia contro gli spot (Editori Riuniti, 2002), Politica e televisione negli anni ’90 (Meltemi, 2006), Ha vinto la tv. 60 anni di politica e televisione da De Gasperi a Grillo (Imprimatur, 2014) e il recente Enzo Biagi. Lezioni di televisione (Rai Eri, 2016). Ha scritto per «l’Unità» e «il Fatto Quotidiano». Collabora attualmente con «il manifesto».

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Editore: Imprimatur editore

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 184

Formato: BOOK

ISBN-10: 8868305488

ISBN-13: 9788868305482

Data di pubblicazione: 2017

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Il 5 e il 12 ottobre 1963, in un momento in cui emergevano tumultuosamente fermenti nuovi nel campo della società e della cultura, il settimanale del Pci «Rinascita» pubblicava un lungo articolo di Umberto Eco «sui problemi della cultura di opposizione». Ne scaturì una vivace discussione nella quale intervennero intellettuali ed esponenti del Partito.

Il saggio di Eco gettava un sasso nello stagno delle strategie estetiche marxiste: la precoce notorietà del giovane intellettuale, l’introduzione di temi inediti e la capacità di tenere insieme “alto” e “basso”, nonché di spaziare in campi tra loro molto diversi, ne facevano immediatamente una provocazione per la cultura di sinistra.
Nel suo scritto egli metteva spregiudicatamente al centro dell'analisi la società di massa, i suoi gusti, i suoi consumi, i suoi miti. Il dibattito non si fece attendere, coinvolgendo in prima persona figure come la dirigente comunista Rossana Rossanda, il filosofo Louis Althusser, il poeta Edoardo Sanguineti.
Il denso intervento che sembra essere sfuggito in questi decenni alla maggior parte della letteratura critica, è qui riproposto, insieme ad una sua puntuale e approfondita analisi critica, storica e semiologica condotta da Claudio e Giandomenico Crapis.
Soprattutto per l’attualità che quella riflessione riveste ancora oggi, se solo si pensa ai diffusi atteggiamenti di sdegnoso rifiuto o di acritica accettazione da parte di intellettuali e politici di sinistra rispetto alla popular culture; e alla rinuncia di qualsiasi tentativo di analisi che vada al di là della ratificazione del già esistente.
Il lungo intervento è interessante anche perché anticipava la successiva svolta semiotica dell’autore e perché faceva emergere un aspetto forse inesplorato del primo Eco: la ricerca, lui già cattolico, di un rapporto con la cultura marxista e il tentativo di coniugare Marx con nuove scienze come lo strutturalismo, senza abbandonare la forte tensione all’impegno, in un’ottica “modificatoria” della realtà. Un aspetto, questo, che l’articolo su «Rinascita» illumina di nuovo interesse.

Claudio Crapis, laureato in lettere classiche con Eco a Bologna con una tesi sulla semiotica di Cicerone e Quintiliano, dirigente scolastico, ha pubblicato articoli in varie riviste specializzate («Versus», «Aufidus», «Segni e Comprensione», «Carte semiotiche»); ha scritto (con Giovanni Manetti) La théorie contemporaine du signe et la rhétorique ancienne, in S. Ijsserling - G. Vervaecke, Renaissances of Rhetoric (Leuven University Press, 1994).

Giandomenico Crapis, medico, nonché storico della tv e della cultura di massa, ha pubblicato Il frigorifero del cervello. Il Pci e la tv da Lascia o raddoppia alla battaglia contro gli spot (Editori Riuniti, 2002), Politica e televisione negli anni ’90 (Meltemi, 2006), Ha vinto la tv. 60 anni di politica e televisione da De Gasperi a Grillo (Imprimatur, 2014) e il recente Enzo Biagi. Lezioni di televisione (Rai Eri, 2016). Ha scritto per «l’Unità» e «il Fatto Quotidiano». Collabora attualmente con «il manifesto».

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