Eva � un romanzo di Giovanni Verga scritto e pubblicato nel 1873.� Avevo incontrato due volte quella donna - non era pi� bella di tutte le altre, n� pi� elegante, ma non somigliava a nessun'altra. - Nei suoi occhi c'erano sguardi affascinanti, come il corruscare di un'esistenza procellosa che era pieno di attrattive. - Giovanni Verga, Eva �Quello che rappresenta la novit� del romanzo, apparso a Milano nel 1873, � il personaggio femminile che il Verga, come scrive Giovanni Croce, "disegna, mostrandosi gi� scrittore avveduto, con una scioltezza di tratto, con una asciuttezza e verit� di toni davvero sorprendenti".Durante un veglione e in maschera che si tiene a La Pergola di Firenze, un arlecchino, un povero pittore di nome Enrico Lanti arrivato dalla Sicilia per trovar fortuna, scommette con alcuni giovani che riuscir� a baciare una bella mascherina. Si reca in seguito sul palco e inizia a raccontare, ad un suo amico scrittore che ha incontrato casualmente, il suo amore per la maschera che vuole baciare. Si tratta di Eva che si guadagna la vita facendo la ballerina di lusso e della quale Enrico si � follemente innamorato. Eva lo ricambia pur continuando a condurre la sua vita spregiudicata. Quando per� si rende conto che il giovane � tormentato dalla gelosia, decide di dividere con lui le privazioni e lasciare la sua vita. Ella si render� per� presto conto che, perduti gli splendori tra i quali Enrico l'ha conosciuta, ha perso per lui ogni attrazione e quindi, senza drammi ma con molto realismo, dopo avergli scritto una lettera equilibrata e lucida, lo lascia e ritorna alla vita di prima."Mio caro Enrico, tu non mi ami pi�, io non ti amo pi� nemmeno - e siamo pari. Te l'avevo predetto! Tu mi hai visto attizzare il fuoco, e far la calza; io ti ho visto stendere tranquillamente i colori sulle tue stupide fotografie, senza ispirazione e senza entusiasmo; ecco perch� non ci amiamo pi�. Le asprezze, i diverbi, le amarezze, sono degli accessori. Domani forse saremmo arrivati a picchiarci! Ti lascio, e credo far del bene anche a te. Tu hai bisogno di sognare per buscarti gloria e quattrini; io non ho che la mia giovinezza, e bisogna che ne approfitti se non voglio andare a finire all'ospedale. Tu hai il cuore buono; ti ho parlato con franchezza, e credo perci� di non lasciarti in collera. Io ti voglio sempre del bene, e te lo prover�, quando potr�. Eccoti 500 lire."[2]Enrico, dopo i primi tempi di sofferenza, si riprende e presto riesce ad affermarsi come pittore ottenendo la gloria e l'agiatezza che desiderava. Il giovane viene cos� ripreso dal desiderio di riconquistare la donna ma non riesce perch� Eva ha un amante. Enrico lo sfida a duello ferendolo e alla fine, nuovamente povero, ammalato di tubercolosi, piena la mente del ricordo della donna e infelice per il proprio fallimento, muore al suo paese nella casa paterna.