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Alicia Giménez-Bartlett

Messaggeri dell'oscurità

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 9 librerie
Inserito il 21-01-2019 da LaCasula
Aggiornato il 21-01-2019 da LaCasula
Disponibile in 9 librerie

Un piglio rapido e pratico, una battuta sempre pronta, frequenti errori e scherzi del caso, e molta tenacia: queste sono le componenti dei casi dell'ispettrice Petra Delicado e del suo vice Fermín Garzón, suo alter ego e complemento insostituibile. Questo caso parte da una serie di lugubri reperti che arrivano per posta, frutto di orrende mutilazioni. L'impresa di una mente turbata, di un sanguinario maniaco, che lancia i suoi messaggi dall'inferno della psicosi. Ma è solo l'apparenza. Un passo dietro l'altro Petra e Garzón si inoltrano nell'imbuto di un mondo più complesso e inquietante. Che lancia i suoi messaggi dall'inferno della storia.

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Antonia

Questo romanzo della GB, di tutti quelli che ho letto è l’unico che ho “abbandonato”, devo premettere che lei è una delle mie gialliste preferite e ciò che ha scritto l’ho sempre letto con molto piacere. Certo qualcuno dei suoi libri é fin troppo leggero, ma piacevole perché l’autrice sa scrivere e la traduttrice fa altrettanto bene il suo lavoro, ma questo non basta. I Messaggeri dell’oscurità, l’ho acquistato principalmente perché è scritto da GB e sia per il titolo intrigante, ma devo dire che fin dalle prime pagine sono andata avanti senza alcuna curiosità e con un pizzico di noia. Provo, a grandi linee, a tracciarne la trama. All’ispettrice Petra Delicado le recapitano un pene, poi un altro e la narrazione prosegue raccontando come si conducono le ricerche per arrivare a scoprire chi è l’autore dei macabri messaggi, e a questo punto devo dire che se dovessi esprimere il mio giudizio in una parola definirei il libro BANALE. E’ anche vero che (ogni tanto) ti strappa qualche sorriso, c’è pure la “canzone della minchia”, figuriamoci! Ma poi è il susseguirsi di un’ironia talmente stupida che il lettore si chiede “ma per quale motivo con tutte le cose belle che mi aspettano da leggere devo perdere tempo con queste minchiate?” Devo ammettere che mi sono sforzata e ho letto il romanzo fino a superare, di poco, la metà, mi dispiaceva troppo abbandonare un libro di GB, ma poi l’ho fatto. Mi sono assolta pensando a Pennac e quindi appellandomi a uno dei diritti fondamentali dei lettori, quello appunto di abbandonare la lettura di un romanzo.

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Editore: Sellerio di Giorgianni

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 412

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8838917019

ISBN-13: 9788838917011

Data di pubblicazione: 2001

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Questo romanzo della GB, di tutti quelli che ho letto è l’unico che ho “abbandonato”, devo premettere che lei è una delle mie gialliste preferite e ciò che ha scritto l’ho sempre letto con molto piacere. Certo qualcuno dei suoi libri é fin troppo leggero, ma piacevole perché l’autrice sa scrivere e la traduttrice fa altrettanto bene il suo lavoro, ma questo non basta. I Messaggeri dell’oscurità, l’ho acquistato principalmente perché è scritto da GB e sia per il titolo intrigante, ma devo dire che fin dalle prime pagine sono andata avanti senza alcuna curiosità e con un pizzico di noia. Provo, a grandi linee, a tracciarne la trama. All’ispettrice Petra Delicado le recapitano un pene, poi un altro e la narrazione prosegue raccontando come si conducono le ricerche per arrivare a scoprire chi è l’autore dei macabri messaggi, e a questo punto devo dire che se dovessi esprimere il mio giudizio in una parola definirei il libro BANALE. E’ anche vero che (ogni tanto) ti strappa qualche sorriso, c’è pure la “canzone della minchia”, figuriamoci! Ma poi è il susseguirsi di un’ironia talmente stupida che il lettore si chiede “ma per quale motivo con tutte le cose belle che mi aspettano da leggere devo perdere tempo con queste minchiate?” Devo ammettere che mi sono sforzata e ho letto il romanzo fino a superare, di poco, la metà, mi dispiaceva troppo abbandonare un libro di GB, ma poi l’ho fatto. Mi sono assolta pensando a Pennac e quindi appellandomi a uno dei diritti fondamentali dei lettori, quello appunto di abbandonare la lettura di un romanzo.

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