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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Joseph Roth

Museo delle cere

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Recensioni (0)
Inserito il 11-03-2021 da
Disponibile in 0 librerie
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Prima di rivelarsi pienamente come narratore, Joseph Roth lavorò come giornalista, in quegli anni Venti particolarmente adatti alle incursioni nella realtà da parte di un viaggiatore «dappertutto a casa, ma senza casa». E subito fu riconosciuto «prosatore di prim’ordine, un maestro della lingua tedesca» (Hermann Kesten). In "Museo delle cere", pubblicato nel 1930, Roth volle raccogliere il meglio di quegli scritti: una trentina di feuilleton apparsi per la maggior parte nella «Frankfurter Zeitung». Il titolo originale, "Panoptikum", riprendeva il termine tedesco per «museo delle cere» – accenno a un mondo sempre più spettrale, dove i manichini del Musée Grévin potevano apparire come «imitazioni più vere» –, e al tempo stesso implicava una visione «panotticale», una veloce panoramica delle esperienze fatte da Roth, uomo e giornalista, a Vienna e in Germania ma anche su e giù per l’Europa, in Francia come in Albania: «figure e sfondi», come dice il sottotitolo. Tra le «figure» sfilano i piccoli personaggi della vita d’albergo che sarebbe diventata la vita stessa di Roth, gli oscuri colleghi in giornalismo, le ombre indaffarate che partecipano a un solenne ma effimero congresso: profili che un giorno acquisiranno nomi e cognomi nei romanzi di Roth, comparse di un’epoca che pochi come lui ci hanno saputo restituire. Tra gli «sfondi» emerge un ricordo che diviene una pagina memorabile: l’addio a tutto un mondo, con il funerale di Sua Maestà Apostolica Imperial-regia Francesco Giuseppe – cerimonia alla quale il giovane Roth aveva partecipato indossando la «nuova uniforme grigio-verde con la quale saremmo andati al fronte qualche settimana più tardi».

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Editore: Adelphi Edizioni spa

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 162

Formato: BOOK

ISBN-10: 8845973042

ISBN-13: 9788845973048

Data di pubblicazione: 2014

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Prima di rivelarsi pienamente come narratore, Joseph Roth lavorò come giornalista, in quegli anni Venti particolarmente adatti alle incursioni nella realtà da parte di un viaggiatore «dappertutto a casa, ma senza casa». E subito fu riconosciuto «prosatore di prim’ordine, un maestro della lingua tedesca» (Hermann Kesten). In "Museo delle cere", pubblicato nel 1930, Roth volle raccogliere il meglio di quegli scritti: una trentina di feuilleton apparsi per la maggior parte nella «Frankfurter Zeitung». Il titolo originale, "Panoptikum", riprendeva il termine tedesco per «museo delle cere» – accenno a un mondo sempre più spettrale, dove i manichini del Musée Grévin potevano apparire come «imitazioni più vere» –, e al tempo stesso implicava una visione «panotticale», una veloce panoramica delle esperienze fatte da Roth, uomo e giornalista, a Vienna e in Germania ma anche su e giù per l’Europa, in Francia come in Albania: «figure e sfondi», come dice il sottotitolo. Tra le «figure» sfilano i piccoli personaggi della vita d’albergo che sarebbe diventata la vita stessa di Roth, gli oscuri colleghi in giornalismo, le ombre indaffarate che partecipano a un solenne ma effimero congresso: profili che un giorno acquisiranno nomi e cognomi nei romanzi di Roth, comparse di un’epoca che pochi come lui ci hanno saputo restituire. Tra gli «sfondi» emerge un ricordo che diviene una pagina memorabile: l’addio a tutto un mondo, con il funerale di Sua Maestà Apostolica Imperial-regia Francesco Giuseppe – cerimonia alla quale il giovane Roth aveva partecipato indossando la «nuova uniforme grigio-verde con la quale saremmo andati al fronte qualche settimana più tardi».

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