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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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150 milioni sono gli immigrati che oggi, secondo le definizioni dell'Onu e i calcoli degli esperti, si muovono tra i diversi paesi del mondo. Per questo il problema occupa uno dei primi posti nelle agende politiche dei governi e delle istituzioni internazionali, più di tutti in Europa e in Italia, dove i flussi migratori da effetto divengono, a loro volta, motore dei processi di globalizzazione. Lo sport è stato uno dei più potenti fattori di internazionalizzazione quando, dalla fine dell'Ottocento, il mondo era ancora 'locale'. Gli anglosassoni che si recavano nelle più lontane aree della terra divulgavano, come soldati, colonizzatori e imprenditori, il loro costume sportivo. Eppure mai, come in epoca moderna, i due fenomeni si sono tanto ignorati tra loro. Le politiche dei migranti adottate dai vari governi difficilmente prevedono il ricorso allo sport come strumento di inclusione sociale, per quanto esso venga riconosciuto da tutti come una lingua franca capace più di ogni altra di favorire il dialogo e l'incontro tra le persone. Questa ricerca del Panathlon International, un'organizzazione non governativa riconosciuta dal Cio (Comitato olimpico internazionale) che ha come finalità la promozione dell'etica e del fair play nello sport mondiale, si ripropone appunto di colmare questa lacuna.

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Editore: FrancoAngeli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 128

Formato: BOOK

ISBN-10: 8846477057

ISBN-13: 9788846477057

Data di pubblicazione: 2006

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150 milioni sono gli immigrati che oggi, secondo le definizioni dell'Onu e i calcoli degli esperti, si muovono tra i diversi paesi del mondo. Per questo il problema occupa uno dei primi posti nelle agende politiche dei governi e delle istituzioni internazionali, più di tutti in Europa e in Italia, dove i flussi migratori da effetto divengono, a loro volta, motore dei processi di globalizzazione. Lo sport è stato uno dei più potenti fattori di internazionalizzazione quando, dalla fine dell'Ottocento, il mondo era ancora 'locale'. Gli anglosassoni che si recavano nelle più lontane aree della terra divulgavano, come soldati, colonizzatori e imprenditori, il loro costume sportivo. Eppure mai, come in epoca moderna, i due fenomeni si sono tanto ignorati tra loro. Le politiche dei migranti adottate dai vari governi difficilmente prevedono il ricorso allo sport come strumento di inclusione sociale, per quanto esso venga riconosciuto da tutti come una lingua franca capace più di ogni altra di favorire il dialogo e l'incontro tra le persone. Questa ricerca del Panathlon International, un'organizzazione non governativa riconosciuta dal Cio (Comitato olimpico internazionale) che ha come finalità la promozione dell'etica e del fair play nello sport mondiale, si ripropone appunto di colmare questa lacuna.

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