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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Julie Otsuka

Quando l'imperatore era un dio

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Inserito il 19-03-2021 da
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Quando l’imperatore era un dio è il seguito ideale di Venivamo tutte per mare, il romanzo delle giovani donne giapponesi date in moglie a uomini conosciuti solo in fotografia, connazionali già emigrati negli Stati Uniti ai primi del Novecento.

Alla voce collettiva, forte e vibrante, che ha stregato una moltitudine di lettori, Julie Otsuka sostituisce qui una voce narrante delicata e sommessa che racconta quello che accadde anni più tardi ai discendenti di quelle famiglie «per caso». Dopo la comparsa di un avviso che invita tutti i cittadini americani di origine giapponese a raccogliersi in punti prestabiliti, una donna e due bambini lasciano la loro casa, vengono caricati su un treno e trasportati in un luogo lontano e sconosciuto, in mezzo al deserto. Il campo di baracche provvisorie, delimitato da filo spinato, evoca nel lettore altri campi, altri prigionieri in un altro continente. «Evacuazione e ricollocazione» sono due terribili parole che nessuno penserebbe mai di accostare agli Stati Uniti del ventesimo secolo: eppure è a Berkeley, California, che il tranquillo padre della piccola famiglia deportata viene arrestato nel cuore della notte, in pigiama e pantofole, e interrogato fino allo sfinimento; e che sua moglie, la donna benvoluta da tutto il quartiere, è costretta nel giro di poche ore a scegliere i pochi oggetti da portare in viaggio, a seppellire e nascondere tutto quello che vorrebbe conservare, a liberarsi con crudele decisione di tutto ciò che non può più proteggere. Pochi sanno che all’indomani dell’entrata in guerra degli Stati Uniti contro il Giappone, dopo l’attacco di Pearl Harbour, la fedeltà alla nazione di cittadini fino a quel momento uguali a tutti gli altri, viene messa in discussione: chi ieri era un vicino rispettato è oggi un potenziale nemico.

Julie Otsuka attinge a ricordi della sua famiglia per raccontare l’umiliazione, la paura e lo strazio di una donna forte e decisa; e di due bambini che guardano con occhi stupefatti il loro mondo sfaldarsi nello spazio di pochi giorni, pronti però a sgranarli con lo stesso stupore davanti a improvvise meraviglie. Con il suo stile inconfondibile, sobrio, solo in apparenza distaccato, l’autrice racconta una storia emblematica di sofferenza e tradimento, rievocando il destino di chi, diventato invisibile per tutta la durata della guerra, non ha mai dimenticato.

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Editore: Bollati Boringhieri

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 137

Formato: BOOK

ISBN-10: 883397183X

ISBN-13: 9788833971834

Data di pubblicazione: 2013

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Quando l’imperatore era un dio è il seguito ideale di Venivamo tutte per mare, il romanzo delle giovani donne giapponesi date in moglie a uomini conosciuti solo in fotografia, connazionali già emigrati negli Stati Uniti ai primi del Novecento.

Alla voce collettiva, forte e vibrante, che ha stregato una moltitudine di lettori, Julie Otsuka sostituisce qui una voce narrante delicata e sommessa che racconta quello che accadde anni più tardi ai discendenti di quelle famiglie «per caso». Dopo la comparsa di un avviso che invita tutti i cittadini americani di origine giapponese a raccogliersi in punti prestabiliti, una donna e due bambini lasciano la loro casa, vengono caricati su un treno e trasportati in un luogo lontano e sconosciuto, in mezzo al deserto. Il campo di baracche provvisorie, delimitato da filo spinato, evoca nel lettore altri campi, altri prigionieri in un altro continente. «Evacuazione e ricollocazione» sono due terribili parole che nessuno penserebbe mai di accostare agli Stati Uniti del ventesimo secolo: eppure è a Berkeley, California, che il tranquillo padre della piccola famiglia deportata viene arrestato nel cuore della notte, in pigiama e pantofole, e interrogato fino allo sfinimento; e che sua moglie, la donna benvoluta da tutto il quartiere, è costretta nel giro di poche ore a scegliere i pochi oggetti da portare in viaggio, a seppellire e nascondere tutto quello che vorrebbe conservare, a liberarsi con crudele decisione di tutto ciò che non può più proteggere. Pochi sanno che all’indomani dell’entrata in guerra degli Stati Uniti contro il Giappone, dopo l’attacco di Pearl Harbour, la fedeltà alla nazione di cittadini fino a quel momento uguali a tutti gli altri, viene messa in discussione: chi ieri era un vicino rispettato è oggi un potenziale nemico.

Julie Otsuka attinge a ricordi della sua famiglia per raccontare l’umiliazione, la paura e lo strazio di una donna forte e decisa; e di due bambini che guardano con occhi stupefatti il loro mondo sfaldarsi nello spazio di pochi giorni, pronti però a sgranarli con lo stesso stupore davanti a improvvise meraviglie. Con il suo stile inconfondibile, sobrio, solo in apparenza distaccato, l’autrice racconta una storia emblematica di sofferenza e tradimento, rievocando il destino di chi, diventato invisibile per tutta la durata della guerra, non ha mai dimenticato.

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