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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Arrigo Petacco

La nostra guerra 1940-1945

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (0)
Inserito il 23-03-2021 da
Disponibile in 0 librerie
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Sulla soglia di questo saggio, denso di fatti e rapido di passo, Arrigo Petacco ha posto un esergo: «Quando comincia una guerra la prima vittima è sempre la verità. Quando la guerra finisce le bugie dei vinti sono smascherate, quelle dei vincitori diventano Storia». È quasi un’epigrafe, un memento utile per chi si appresta ad attraversare leggendo anni tumultuosi e a volte confusi, coperti prima dal segreto militare e poi, nel dopoguerra, dalla cortina fumogena della “versione ufficiale”. Il secondo conflitto mondiale, scoccato all’insegna della guerra-lampo (Mussolini disse a un timoroso Badoglio: «La guerra finirà in fretta. Io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace»), si sarebbe invece trascinato per anni, scatenando in Italia quella che ormai viene quasi da tutti considerata una guerra civile. Ma, ci ricorda Petacco, bisogna evitare ogni ricostruzione consolatoria: gli italiani non furono vittime innocenti, gettate nel tritacarne bellico da un megalomane Duce. Ci fu un’intera classe politica, militare, economica e intellettuale che prima acclamò Mussolini e poi, una volta prossimi alla fine, lo spacciò come unico responsabile del disastro; e anche il popolo minuto, gli operosi cittadini del fascio, furono parte attiva di questa epopea e di questa disfatta. E allora oggi, mentre molti sbandierano un revisionismo di comodo, vale la pena ri-raccontarla, questa storia: i giorni dell’Impero e dell’esaltazione propagandistica, cui il popolo spesso partecipò con slancio, e i giorni del disonore e della sconfitta, di un esercito impreparato mandato allo sbaraglio, povero di mezzi e ricco di coraggio. Raccontare un paese in cui eravamo tutti fascisti e all’improvviso diventammo tutti antifascisti, una nazione che passò dall’Asse agli Alleati, attraverso l’umiliazione e la violenza di un’invasione. La nostra guerra non vuole essere programmaticamente una controstoria: preferisce fare un passo indietro e ricostruire, con rigore e passione, attraverso lettere e comunicati, dispacci e testimonianze, la cronistoria equilibrata e il più possibile onesta di questa guerra, che ha attraversato il nostro paese dal Nord al Sud, che ha coinvolto soldati e massaie, generali e contadini, al punto che i civili stessi si trovarono a impugnare le armi. Una guerra che è nostra, nel bene e nel male: è giunto il momento di riappropriarsene.

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Editore: Utet

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 400

Formato: BOOK

ISBN-10: 8851141045

ISBN-13: 9788851141042

Data di pubblicazione: 2016

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Arrigo Petacco

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Sulla soglia di questo saggio, denso di fatti e rapido di passo, Arrigo Petacco ha posto un esergo: «Quando comincia una guerra la prima vittima è sempre la verità. Quando la guerra finisce le bugie dei vinti sono smascherate, quelle dei vincitori diventano Storia». È quasi un’epigrafe, un memento utile per chi si appresta ad attraversare leggendo anni tumultuosi e a volte confusi, coperti prima dal segreto militare e poi, nel dopoguerra, dalla cortina fumogena della “versione ufficiale”. Il secondo conflitto mondiale, scoccato all’insegna della guerra-lampo (Mussolini disse a un timoroso Badoglio: «La guerra finirà in fretta. Io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace»), si sarebbe invece trascinato per anni, scatenando in Italia quella che ormai viene quasi da tutti considerata una guerra civile. Ma, ci ricorda Petacco, bisogna evitare ogni ricostruzione consolatoria: gli italiani non furono vittime innocenti, gettate nel tritacarne bellico da un megalomane Duce. Ci fu un’intera classe politica, militare, economica e intellettuale che prima acclamò Mussolini e poi, una volta prossimi alla fine, lo spacciò come unico responsabile del disastro; e anche il popolo minuto, gli operosi cittadini del fascio, furono parte attiva di questa epopea e di questa disfatta. E allora oggi, mentre molti sbandierano un revisionismo di comodo, vale la pena ri-raccontarla, questa storia: i giorni dell’Impero e dell’esaltazione propagandistica, cui il popolo spesso partecipò con slancio, e i giorni del disonore e della sconfitta, di un esercito impreparato mandato allo sbaraglio, povero di mezzi e ricco di coraggio. Raccontare un paese in cui eravamo tutti fascisti e all’improvviso diventammo tutti antifascisti, una nazione che passò dall’Asse agli Alleati, attraverso l’umiliazione e la violenza di un’invasione. La nostra guerra non vuole essere programmaticamente una controstoria: preferisce fare un passo indietro e ricostruire, con rigore e passione, attraverso lettere e comunicati, dispacci e testimonianze, la cronistoria equilibrata e il più possibile onesta di questa guerra, che ha attraversato il nostro paese dal Nord al Sud, che ha coinvolto soldati e massaie, generali e contadini, al punto che i civili stessi si trovarono a impugnare le armi. Una guerra che è nostra, nel bene e nel male: è giunto il momento di riappropriarsene.

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