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E intanto, mentre non c'eri...

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 28-08-2024
I nomi epiceni
Amélie Nothomb

"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
Martin Amis

"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-02-2024
Il libro delle sorelle
Amélie Nothomb

"Tu che adori la letteratura non hai voglia di scrivere? - Adoro anche il vino, ma non per questo ho voglia di coltivare la vigna."

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Milan Kundera

L'immortalità

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 28-09-2017 da Luisa
Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
Disponibile in 10 librerie
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Aggiornato il 28-09-2017 da Luisa
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Recensioni

Caterina Atzori

Ambientato a Parigi nel XX secolo. la protagonista e' una donna, Agnes che non crede all'immortalita', nutre una sfiducia nei confronti della societa' che la circonda e nel suo aspetto fisico. Agnes, ormai sessantenne, nutre dei dubbi sulla vita, sul matrimonio. del tutto opposta ad Agnes, Laura, sua sorella minore, donna affascinante, decisa, sensuale e consapevole del suo corpo. Agnes si pone delle domande sulla vita, la morte, l'amore. L'autore riesce a rispondere o cerca di rispondere a queste domande mescolando la vita di Agnes al pensiero di Goethe, Rimbaud , Hemingwey e altri che parlando tra loro riescono ad esprimere cio' che Kundera vuole insegnare ad Agnes e ai lettori. Cosi' l'autore entra ed esce dalla storia principale creando un evanascenza del tempo e dello spazio.

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LukeCiro

Giorni su giorni sempre uguali, indaffarato sulle scartoffie dell'ufficio; fuori, i doveri della quotidianità, poco tempo per le dolci letture. Si aprono degli anfratti su settimane come distese brulle e ci si infila un attimo per chiudere gli occhi; prendo un libro in mano deciso perché assetato di idee nuove, di riflessioni che rendano meno aride le giornate. Ecco, quando agogno “idee nuove” mi aspetto un libro come questo: un’opera che tratta temi anche complessi ma con la leggerezza tipica di uno scrittore unico. L’”Immortalità” è un conglomerato di idee che si intersecano, che cedono il passo l’una all’altra riempiendo buona parte dell’agire umano. Immortalità non è vivere come un vampiro e preservare il corpo e neppure solamente sopravvivere nel ricordo ma affermare l'originalità del proprio io e convincersi della propria irripetibile unicità. Cerco un cannocchiale per vedere dal buco della serratura e indagare sulle vite di personaggi che potrebbero essere chiunque di noi. Non ammetteremo mai la poca sincerità con noi stessi, tradiamo molto più di quel che ammettiamo, le nostre donne, i nostri cari, i nostri principi. Scriviamo le nostre biografie come vogliamo vengano lette, omettendo o mistificando ciò che per noi è stato importante. Presenza pesante del narratore. Kundera è un regista che nella tragedia ha la sfrontatezza di erigere il plastico della camera con i suppellettili. Due sorelle litigano, è crisi e pianto ma il “Director” sposta il focus sulla stanza e i suoi dettagli: questo scrittore ha la tenera arroganza di fermare il tempo, di camminare placido sopra il tappeto del salone o forse anche di riscaldarsi le mani nel camino mentre le sagome imbalsamate dei protagonisti possono attendere un altro schiocco di dita. Ma il controllo del narratore è immenso e potentissimo, non si accontenta di giocare con i fili delle marionette; certo, tutti gli scrittori maneggiano i fili ma Kundera non tenta nemmeno di nasconderlo per imbrogliarci: le sue non sono lenze trasparenti, sono catene. Eppure ciò non basta: insoddisfatto, buca il timpano dell’altra dimensione arrivando a discorrere con i personaggi brindando con loro ad un tavolo. I detrattori di Kundera, e ancor di più in quest’opera, lo accusano di sbatacchiarci qua e là confondendoci. Se abbiamo la tempra per seguirlo verremo premiati; bisogna essergli fedele costantemente. Lo stesso Kundera teme il lettore che salta, che taglia, che non è concentrato benché si ritenga reo degli stessi peccati, ed anzi, il peggior peccatore. Metà saggio, metà romanzo. Marchio di fabbrica di Kundera sono altresì queste inserzioni metanarrative: forse un altro aspetto della “dittatura dello scrittore”.

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Editore: Adelphi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 366

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8845909719

ISBN-13: 9788845909719

Data di pubblicazione: 1996

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Caterina Atzori

Ambientato a Parigi nel XX secolo. la protagonista e' una donna, Agnes che non crede all'immortalita', nutre una sfiducia nei confronti della societa' che la circonda e nel suo aspetto fisico. Agnes, ormai sessantenne, nutre dei dubbi sulla vita, sul matrimonio. del tutto opposta ad Agnes, Laura, sua sorella minore, donna affascinante, decisa, sensuale e consapevole del suo corpo. Agnes si pone delle domande sulla vita, la morte, l'amore. L'autore riesce a rispondere o cerca di rispondere a queste domande mescolando la vita di Agnes al pensiero di Goethe, Rimbaud , Hemingwey e altri che parlando tra loro riescono ad esprimere cio' che Kundera vuole insegnare ad Agnes e ai lettori. Cosi' l'autore entra ed esce dalla storia principale creando un evanascenza del tempo e dello spazio.

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LukeCiro

Giorni su giorni sempre uguali, indaffarato sulle scartoffie dell'ufficio; fuori, i doveri della quotidianità, poco tempo per le dolci letture. Si aprono degli anfratti su settimane come distese brulle e ci si infila un attimo per chiudere gli occhi; prendo un libro in mano deciso perché assetato di idee nuove, di riflessioni che rendano meno aride le giornate. Ecco, quando agogno “idee nuove” mi aspetto un libro come questo: un’opera che tratta temi anche complessi ma con la leggerezza tipica di uno scrittore unico. L’”Immortalità” è un conglomerato di idee che si intersecano, che cedono il passo l’una all’altra riempiendo buona parte dell’agire umano. Immortalità non è vivere come un vampiro e preservare il corpo e neppure solamente sopravvivere nel ricordo ma affermare l'originalità del proprio io e convincersi della propria irripetibile unicità. Cerco un cannocchiale per vedere dal buco della serratura e indagare sulle vite di personaggi che potrebbero essere chiunque di noi. Non ammetteremo mai la poca sincerità con noi stessi, tradiamo molto più di quel che ammettiamo, le nostre donne, i nostri cari, i nostri principi. Scriviamo le nostre biografie come vogliamo vengano lette, omettendo o mistificando ciò che per noi è stato importante. Presenza pesante del narratore. Kundera è un regista che nella tragedia ha la sfrontatezza di erigere il plastico della camera con i suppellettili. Due sorelle litigano, è crisi e pianto ma il “Director” sposta il focus sulla stanza e i suoi dettagli: questo scrittore ha la tenera arroganza di fermare il tempo, di camminare placido sopra il tappeto del salone o forse anche di riscaldarsi le mani nel camino mentre le sagome imbalsamate dei protagonisti possono attendere un altro schiocco di dita. Ma il controllo del narratore è immenso e potentissimo, non si accontenta di giocare con i fili delle marionette; certo, tutti gli scrittori maneggiano i fili ma Kundera non tenta nemmeno di nasconderlo per imbrogliarci: le sue non sono lenze trasparenti, sono catene. Eppure ciò non basta: insoddisfatto, buca il timpano dell’altra dimensione arrivando a discorrere con i personaggi brindando con loro ad un tavolo. I detrattori di Kundera, e ancor di più in quest’opera, lo accusano di sbatacchiarci qua e là confondendoci. Se abbiamo la tempra per seguirlo verremo premiati; bisogna essergli fedele costantemente. Lo stesso Kundera teme il lettore che salta, che taglia, che non è concentrato benché si ritenga reo degli stessi peccati, ed anzi, il peggior peccatore. Metà saggio, metà romanzo. Marchio di fabbrica di Kundera sono altresì queste inserzioni metanarrative: forse un altro aspetto della “dittatura dello scrittore”.

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