La famiglia La Gazza, marito e moglie prossimi alla terza età con due figli adulti, Angelina e Filomeno (voce narrante della storia), si trova a Milano, proveniente da una cittadina del centro Sardegna. Non è un viaggio di piacere. Il padre Guglielmo - grandi baffi e sguardo fulminante che ne rimarcano il vigore fisico e caratteriale - deve sottoporsi a un intervento che potrebbe risolvere il suo stato di salute o costargli la vita. Una neoplasia grande come una «risma di fogli A4» gli opprime l'addome. Quando Guglielmo è ormai nelle mani dei chirurghi, nel limbo sospeso fra speranze e paure, nel momento in cui la vita spinge al resoconto, Filomeno s'inoltra in soliloquio, prendendo per mano il lettore, verso altre terre di mezzo: fra visione e realtà, fra presente e passato. Il passato ha innanzitutto i lineamenti di papà Guglielmo nel ruolo di primo e più grande tifoso del figlio nell'avventura dell'atletica leggera, dove Filomeno era una grande promessa, specializzato nel salto in lungo, con una misura da provare a raggiungere e poi superare - 7 metri - presto diventata una vera ossessione numerologica. Ma dal passato rispunta anche quell'omone iroso di zio Tommaso, il fratello di Guglielmo che tanti anni prima, in un accesso di violenza dopo una banale discussione, ha spezzato l'idillio delle lunghe estati che vedevano riunirsi la famiglia nella grande casa non lontana dal mare. Da allora non si è fatto più vivo, eppure sembra proprio zio Tommaso l'uomo-orso che Filomeno vede affacciarsi fuori dall'ascensore che si apre sulla sala d'aspetto della clinica. È lì che inizia un duro confronto, non escluso quello con sé stessi, dilagante in recriminazioni e ondeggiante fra le occasioni colte e quelle mancate, in una commovente storia di formazione che prende forza dai successi come dai fallimenti.