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E intanto, mentre non c'eri...

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Questo mese, 10-05-2025
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Durante la lettura è impossibile separare il romanzo dal contesto storico più conosciuto. I personaggi sono dei rappresentanti di oggetti più [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
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I nomi epiceni
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"Non gli passa. È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. P [...]

Michela L.


Huckelberry Finn
Oltre un mese fa, 05-04-2024
La zona d'interesse
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"pensavo, come ha potuto «un sonnolento paese di poeti e sognatori», e la più colta e raffinata nazione che il mondo avesse mai visto, come ha [...]

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Oriana Fallaci

Un cappello pieno di ciliege

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (2)
Inserito il 02-09-2014 da aledem
Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 14 librerie
Inserito il 02-09-2014 da aledem
Aggiornato il 02-09-2014 da aledem
Disponibile in 14 librerie

"Un'opera di inedita poesia poiché a scandirne la poderosa metrica è la Storia." - La Stampa

"Commovente l'entusiasmo della Fallaci per il desiderio furioso degli analfabeti di impadronirsi della scrittura e della lettura come armi di riscatto e di rivincita morale." - Corriere della Sera

"Melodrammatico, eccessivo, appassionato, un monumento all'amore e allo scandalo." - Il Foglio

"Energia e fluidità narrativa." - Il Sole 24 Ore

Così la critica accoglie, nel luglio 2008, il romanzo postumo di Oriana Fallaci, Un cappello pieno di ciliege, pubblicato da Rizzoli seguendo le indicazioni lasciate dall'autrice prima di morire dopo una lunga lotta con il cancro nel settembre 2006. "Ora che il futuro s'era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l'inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d'estate costituiva il mio Io." La straordinaria epopea della famiglia di Oriana diventa una saga che copre gli anni dal 1773 al 1889, con incursioni nel passato (tra un'antenata leggendaria messa al rogo dall'Inquisizione per aver cucinato carne in Quaresima e un bisavolo rapito dai pirati di Algeri) e in un futuro che precipita verso il bombardamento di Firenze nel 1944, nel quale andrà distrutta anche la cassapanca con i cimeli delle generazioni di Fallaci, Launaro, Cantini, Ferrier... Dopo anni di ricerche, la cronaca familiare si trasforma in "una fiaba da ricostruire con la fantasia... E tutti quei nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, trisnonni, trisnonne, arcavoli e arcavole, insomma tutti quei miei genitori, diventarono miei figli. Perché stavolta ero io a partorire loro, a dargli anzi ridargli la vita che essi avevano dato a me".

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Capsicum

... la moglie dello zio che ha prestato l'Odifreddi sgradito e il graditissimo Du Sautoy. Domattina li vado a trovare e restituisco il trittico, ma la fallaci, ebbene, mentirò spudoratamente alla zia Anna, le dirò che certo, m'è follemente piaciuto. In realtà è un libro passabilmente gradevole, lettura veloce che si può fare a cervello spento. Ma non sono angosciata, di questi tempi, e non sento la necessità di letture anestetiche. Così interrompo senza rimpianti e restituisco il libro. Bene, quando si dice gli opposti che si attraggono: mia zia Anna legge la Fallaci e mio zio Michele Du Sautoy.... <br />No, non glielo assegno un voto. Ho visto che ci sono abbondanti commenti entusiasti qui su aNobii, come ne trovai, inaspettatamente favorevoli, su Odifreddi con la sua mentirosa repubblica dei numeri. Una voce fuori dal coro non starà male.

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Rossella

< Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.>

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Editore: Rizzoli

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 864

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8817027812

ISBN-13: 9788817027816

Data di pubblicazione: 2008

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"Un'opera di inedita poesia poiché a scandirne la poderosa metrica è la Storia." - La Stampa

"Commovente l'entusiasmo della Fallaci per il desiderio furioso degli analfabeti di impadronirsi della scrittura e della lettura come armi di riscatto e di rivincita morale." - Corriere della Sera

"Melodrammatico, eccessivo, appassionato, un monumento all'amore e allo scandalo." - Il Foglio

"Energia e fluidità narrativa." - Il Sole 24 Ore

Così la critica accoglie, nel luglio 2008, il romanzo postumo di Oriana Fallaci, Un cappello pieno di ciliege, pubblicato da Rizzoli seguendo le indicazioni lasciate dall'autrice prima di morire dopo una lunga lotta con il cancro nel settembre 2006. "Ora che il futuro s'era fatto corto e mi sfuggiva di mano con l'inesorabilità della sabbia che cola dentro una clessidra, mi capitava spesso di pensare al passato della mia esistenza: cercare lì le risposte con le quali sarebbe giusto morire. Perché fossi nata, perché fossi vissuta, e chi o che cosa avesse plasmato il mosaico di persone che da un lontano giorno d'estate costituiva il mio Io." La straordinaria epopea della famiglia di Oriana diventa una saga che copre gli anni dal 1773 al 1889, con incursioni nel passato (tra un'antenata leggendaria messa al rogo dall'Inquisizione per aver cucinato carne in Quaresima e un bisavolo rapito dai pirati di Algeri) e in un futuro che precipita verso il bombardamento di Firenze nel 1944, nel quale andrà distrutta anche la cassapanca con i cimeli delle generazioni di Fallaci, Launaro, Cantini, Ferrier... Dopo anni di ricerche, la cronaca familiare si trasforma in "una fiaba da ricostruire con la fantasia... E tutti quei nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, trisnonni, trisnonne, arcavoli e arcavole, insomma tutti quei miei genitori, diventarono miei figli. Perché stavolta ero io a partorire loro, a dargli anzi ridargli la vita che essi avevano dato a me".

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Rossella

< Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.>

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