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Mario Vargas Llosa

Avventure della ragazza cattiva

Voto medio della comunità Lìberos
Recensioni (1)
Inserito il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
Disponibile in 6 librerie
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Aggiornato il 30-01-2014 da Alberto Rossi
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¿Cuál es el verdadero rostro del amor?

Ricardo ve cumplido, a una edad muy temprana, el sueño que en su Lima natal alimentó desde que tenía uso de razón: vivir en París. Pero el reencuentro con un amor de adolescencia lo cambiará todo. La joven, inconformista, aventurera, pragmática e inquieta, lo arrastrará fuera del pequeño mundo de sus ambiciones. Testigos de épocas convulsas y florecientes en ciudades como Londres, París, Tokio o Madrid, ambos personajes verán sus vidas entrelazarse sin llegar a coincidir del todo.

Entre lo cómico y lo trágico, la realidad y la ficción, Travesuras de la niña mala logra retratar al amor indefinible, dueño de mil caras, como la niña mala. Pasión y distancia, azar y destino, dolor y disfrute...

«La novela más divertida, apasionada y conmovedora de todas las que ha escrito.» Babelia

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Noce Moscata

Con questo libro ho scoperto che esiste un mestiere che molti nella realtà praticano senza eccellere, ma tra i quali il protagonista di questo romanzo è un maestro senza pari: lo “zerbinaggio” come aspirazione di vita. Partiamo dall'inizio: Ricardo Somocurcio (oddio ogni volta che leggevo il suo nome per esteso mi veniva in mente quella faccia da cetriolo di Riccardo Scamarcio) abita a Lima. Passa la sua adolescenza tra le strade di Miraflores, in un beato cazzeggio giovanile, scandito da pomeriggi insieme agli amici e da serate a suon di mambo.. in questo spensierato scorcio entra in scena Lily, ragazzina sveglia e maliziosa che fa breccia nel cuore del povero Ricardito. Ma Lily già da ragazzina dimostra il suo talento nel scivolare via come un' anguilla dalle dita di chi la vuole accalappiare.. Dopo aver rifiutato i corteggiamenti di Ricardo ed essere stata sbugiardata per aver ostentato una vita che non era esattamente la sua, sparisce nel nulla. Adesso senza ammorbarvi con tutta la storia nei dettagli, vi basti sapere che questo tran tran (corteggiamento, rifiuto, abbandono senza spiegazioni) si ripete per tutta la vita di Ricardo fino all'età della cassa integrazione. Detta così sembrerebbe la storia di un romantico idealista dell'amore, se non fosse che la cosa si ripete sempre con la stessa persona: la piccola Lily, che nella sua multiforme stronzaggine acquista nuove identità nei Paesi più svariati. Prima la compagna Arlette in Francia, dopo la “chiccosa” Madame Robert Arnoux, poi la distinta Mrs Richardson, poi ancora la geisha Kuriko, dopo per un certo periodo se stessa, e infine nelle scoperte di Ricardo, veniamo a sapere anche che in realtà si è sempre chiamata più modestamente Otilia. Ho letto parecchie recensioni prima di scrivere qualcosa anche io, e in molte ho trovato a titolo di riassunto esemplificativo, l'espressione “una storia d'amore bellissima”. Ma Una storia d'amore dove scusate? Bellissima dove? A pag. 329 Ricardo, illuminato da non so quale buon senso, rivolgendosi a se stesso, dice: «Si poteva chiamare storia d'amore questa pagliacciata di trent'anni e più Ricardito?» E infatti no Ricardo, non si può chiamare amore, e tu sei pure un babbeo patentato; la tua non è stata dedizione per una donna, è stato sprecare una carriera da kamikaze, lasciatelo dire. E chi se ne frega se anche tu te ne sei accorto “quando l'ora NON volge al desìo”, l'etichetta comunque ti rimane e te la sei incollata sulla fronte tipo bollino della Chiquita, quando nell'ultima pagina del libro, hai permesso che l'ultima parola ce l'avesse sempre lei, insinuando che la tua carriera di scrittore, se mai l'hai intrapresa dopo la fine della storia, sarebbe dipesa comunque e sempre da lei, dalla sua capacità di averti reso vivo per tutta la vita in sua funzione, o moribondo a seconda dei punti di vista. Il fatto che tantissimi abbiano scritto che questa sia una storia d'amore, e per di più bellissima, mozzafiato, struggente e bla bla bla, la dice veramente lunga sul perché tre quarti di noi mortali ci lamentiamo delle nostre vite private. Ora: a tutti noi è capitato di svolgere il ruolo della niña mala o buena a seconda delle circostanze e delle persone che avevamo davanti, ma parteggiare per questa storia fine a se stessa, descrivendola come una storia di vero amore mi sembra da masochisti. Vargas Llosa in aggiunta, ha anche deciso di descrivere dettagliatamente i contorni di questa storia, con altrettanti personaggi che sono entrati e usciti dalla vita di Ricardo, in qualità di amici. Sorvolando sul gordo Paul, che ha avuto il demerito di riportare la “squinzia” nella vita di Ricardo per la seconda volta, come anche su Toledano, e sull'amico hippie, cosa si può dire dei coniugi Gravoski? Cazzarola, mi stavano pure simpatici, ma che razza di amici sono, due persone che quando ti sentono raccontare per filo e per segno il tuo tormentato love affair, dalle origini all'abisso, reagiscono dicendo testuali parole: «Sai che è una meravigliosa storia d'amore? Perché, questo è, in fondo. Una meravigliosa storia d'amore. Lei sì che ci sa fare, ragazzo mio». Ah, ma allora è un vizio! E ditelo che lo stupido non è uno ,ma almeno tre. Una persona sana di mente, due poi ancora meglio, lo avrebbero preso a schiaffi da mattina a sera finché non rinsaviva, invece no! Loro hanno preferito incoraggiarlo tipo Agenzia Matrimoniale della Marta Flavi, aiutandolo anche quando lei stava finalmente per morire sola e derelitta, e spingendolo addirittura ad allevare la serpe, ma che dico serpe.. il boa! in seno. Ah bé certo, è vero che alla fine hanno anche cacciato via e insultato la carnefice, ma se ne sono ricordati solo quando ha fatto venire al malcapitato un versamento cerebrale. Niente, questo libro mi ha indignato come pochi, ma non tanto per il fatto che sia un insulto alla dignità e alla intelligenza, ma perché non riesci a trarne un insegnamento manco a volerlo sbucciare a strati come una cipolla. È la storia di un amore tormentato? No, perché non essendo un amore corrisposto e non avendo manco un finale soddisfacente, non lascia sul palato nessun gusto amabile, e nessun retrogusto amaro genziana, infatti è molto peggio. È un tentativo di darci una smossa e di recuperare il nostro amor proprio in situazioni analoghe? Bastava che si arrivasse alla seconda identità di Lily per farcelo capire, non serviva sforare a oltranza. È un apprendistato per giovani stronze? Può essere, ma è esagerato comunque, sfido chiunque in una situazione del genere a non finire coi piedi di cemento in qualche luogo sperduto del Cilento. È un sottile meccanismo il cui perno è la commiserazione per il povero Ricardito? Avrebbe potuto funzionare se non ci fosse stata la reiterazione della colpa, che lo ha assurto a Re dei fessi. Bene, la mia filippica sul perché e sul percome prenderei a calci il Signor Llosa per un quarto d'ora finisce qua. Passiamo adesso alle cose buone di questo libro. Vargas è stato veramente bravo a delineare il contorno storico della vicenda, aprendo e chiudendo parentesi prima che il lettore si annoiasse.. il lento degrado di una nazione come il Perù, la visione oziosa e pacifista degli hippies, l'animo freak e swinging di Londra, la mafia sottobosco del Giappone, la condizione lavorativa dei dipendenti Unesco, tutto descritto in modo pulito e limpido, e mi è piaciuta molto anche la sapienza nel non imbrogliare le carte, e nel non confondere le idee a chi legge. Anche la storia di Ylal è commovente e bellissima, peccato che secondo me Llosa ce l'abbia infilata perché costituisce l'unico merito che la “malafemmina” ha avuto nel corso del romanzo: farlo parlare. La riflessione di Salomòn Toledano sul fatto che gli interpreti siano dei scrittori mancati e frustrati mi ha illuminato come un lampo a ciel sereno, perché ho improvvisamente scoperto come mai mi piaccia tanto scrivere le cavolate che mi passano per la testa nel web, o appunto le recensioni sui libri non appena li finisco. La storia di Juan Barreto e della nonnetta mecenate e curiosa di nuove esperienze, apre una delicata riflessione sulla solitudine dell'uomo e la sincerità dei sentimenti che si possano instaurare anche in persone dai costumi diametralmente opposti. Infine, ultima ma non per importanza, la solarità dell'idealista Paul e la sua costanza nel raggiungere ostinatamente i propri sogni non di gloria ma di giustizia, accende la speranza e regala ottimismo come se fosse una storia a sé. E siamo giunti alla fine.. Mi viene in mente una frase di Pennac: la felicità non cita mai le proprie fonti. E infatti anche la vocazione al masochismo, sebbene da me non condivisa, a quanto pare a molti regala godimento..anche se dubito corrisponda al significato di felicità nel senso sano del termine. Ma forse è proprio questo che Llosa voleva dire. Buona e travagliata lettura a tutti! Intanto nella vita reale: "Non ho altro da aggiungere Vostro Onore"

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Editore: Einaudi

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 357

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 880618377X

ISBN-13: 9788806183776

Data di pubblicazione: 2006

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Ricardo ve cumplido, a una edad muy temprana, el sueño que en su Lima natal alimentó desde que tenía uso de razón: vivir en París. Pero el reencuentro con un amor de adolescencia lo cambiará todo. La joven, inconformista, aventurera, pragmática e inquieta, lo arrastrará fuera del pequeño mundo de sus ambiciones. Testigos de épocas convulsas y florecientes en ciudades como Londres, París, Tokio o Madrid, ambos personajes verán sus vidas entrelazarse sin llegar a coincidir del todo.

Entre lo cómico y lo trágico, la realidad y la ficción, Travesuras de la niña mala logra retratar al amor indefinible, dueño de mil caras, como la niña mala. Pasión y distancia, azar y destino, dolor y disfrute...

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Con questo libro ho scoperto che esiste un mestiere che molti nella realtà praticano senza eccellere, ma tra i quali il protagonista di questo romanzo è un maestro senza pari: lo “zerbinaggio” come aspirazione di vita. Partiamo dall'inizio: Ricardo Somocurcio (oddio ogni volta che leggevo il suo nome per esteso mi veniva in mente quella faccia da cetriolo di Riccardo Scamarcio) abita a Lima. Passa la sua adolescenza tra le strade di Miraflores, in un beato cazzeggio giovanile, scandito da pomeriggi insieme agli amici e da serate a suon di mambo.. in questo spensierato scorcio entra in scena Lily, ragazzina sveglia e maliziosa che fa breccia nel cuore del povero Ricardito. Ma Lily già da ragazzina dimostra il suo talento nel scivolare via come un' anguilla dalle dita di chi la vuole accalappiare.. Dopo aver rifiutato i corteggiamenti di Ricardo ed essere stata sbugiardata per aver ostentato una vita che non era esattamente la sua, sparisce nel nulla. Adesso senza ammorbarvi con tutta la storia nei dettagli, vi basti sapere che questo tran tran (corteggiamento, rifiuto, abbandono senza spiegazioni) si ripete per tutta la vita di Ricardo fino all'età della cassa integrazione. Detta così sembrerebbe la storia di un romantico idealista dell'amore, se non fosse che la cosa si ripete sempre con la stessa persona: la piccola Lily, che nella sua multiforme stronzaggine acquista nuove identità nei Paesi più svariati. Prima la compagna Arlette in Francia, dopo la “chiccosa” Madame Robert Arnoux, poi la distinta Mrs Richardson, poi ancora la geisha Kuriko, dopo per un certo periodo se stessa, e infine nelle scoperte di Ricardo, veniamo a sapere anche che in realtà si è sempre chiamata più modestamente Otilia. Ho letto parecchie recensioni prima di scrivere qualcosa anche io, e in molte ho trovato a titolo di riassunto esemplificativo, l'espressione “una storia d'amore bellissima”. Ma Una storia d'amore dove scusate? Bellissima dove? A pag. 329 Ricardo, illuminato da non so quale buon senso, rivolgendosi a se stesso, dice: «Si poteva chiamare storia d'amore questa pagliacciata di trent'anni e più Ricardito?» E infatti no Ricardo, non si può chiamare amore, e tu sei pure un babbeo patentato; la tua non è stata dedizione per una donna, è stato sprecare una carriera da kamikaze, lasciatelo dire. E chi se ne frega se anche tu te ne sei accorto “quando l'ora NON volge al desìo”, l'etichetta comunque ti rimane e te la sei incollata sulla fronte tipo bollino della Chiquita, quando nell'ultima pagina del libro, hai permesso che l'ultima parola ce l'avesse sempre lei, insinuando che la tua carriera di scrittore, se mai l'hai intrapresa dopo la fine della storia, sarebbe dipesa comunque e sempre da lei, dalla sua capacità di averti reso vivo per tutta la vita in sua funzione, o moribondo a seconda dei punti di vista. Il fatto che tantissimi abbiano scritto che questa sia una storia d'amore, e per di più bellissima, mozzafiato, struggente e bla bla bla, la dice veramente lunga sul perché tre quarti di noi mortali ci lamentiamo delle nostre vite private. Ora: a tutti noi è capitato di svolgere il ruolo della niña mala o buena a seconda delle circostanze e delle persone che avevamo davanti, ma parteggiare per questa storia fine a se stessa, descrivendola come una storia di vero amore mi sembra da masochisti. Vargas Llosa in aggiunta, ha anche deciso di descrivere dettagliatamente i contorni di questa storia, con altrettanti personaggi che sono entrati e usciti dalla vita di Ricardo, in qualità di amici. Sorvolando sul gordo Paul, che ha avuto il demerito di riportare la “squinzia” nella vita di Ricardo per la seconda volta, come anche su Toledano, e sull'amico hippie, cosa si può dire dei coniugi Gravoski? Cazzarola, mi stavano pure simpatici, ma che razza di amici sono, due persone che quando ti sentono raccontare per filo e per segno il tuo tormentato love affair, dalle origini all'abisso, reagiscono dicendo testuali parole: «Sai che è una meravigliosa storia d'amore? Perché, questo è, in fondo. Una meravigliosa storia d'amore. Lei sì che ci sa fare, ragazzo mio». Ah, ma allora è un vizio! E ditelo che lo stupido non è uno ,ma almeno tre. Una persona sana di mente, due poi ancora meglio, lo avrebbero preso a schiaffi da mattina a sera finché non rinsaviva, invece no! Loro hanno preferito incoraggiarlo tipo Agenzia Matrimoniale della Marta Flavi, aiutandolo anche quando lei stava finalmente per morire sola e derelitta, e spingendolo addirittura ad allevare la serpe, ma che dico serpe.. il boa! in seno. Ah bé certo, è vero che alla fine hanno anche cacciato via e insultato la carnefice, ma se ne sono ricordati solo quando ha fatto venire al malcapitato un versamento cerebrale. Niente, questo libro mi ha indignato come pochi, ma non tanto per il fatto che sia un insulto alla dignità e alla intelligenza, ma perché non riesci a trarne un insegnamento manco a volerlo sbucciare a strati come una cipolla. È la storia di un amore tormentato? No, perché non essendo un amore corrisposto e non avendo manco un finale soddisfacente, non lascia sul palato nessun gusto amabile, e nessun retrogusto amaro genziana, infatti è molto peggio. È un tentativo di darci una smossa e di recuperare il nostro amor proprio in situazioni analoghe? Bastava che si arrivasse alla seconda identità di Lily per farcelo capire, non serviva sforare a oltranza. È un apprendistato per giovani stronze? Può essere, ma è esagerato comunque, sfido chiunque in una situazione del genere a non finire coi piedi di cemento in qualche luogo sperduto del Cilento. È un sottile meccanismo il cui perno è la commiserazione per il povero Ricardito? Avrebbe potuto funzionare se non ci fosse stata la reiterazione della colpa, che lo ha assurto a Re dei fessi. Bene, la mia filippica sul perché e sul percome prenderei a calci il Signor Llosa per un quarto d'ora finisce qua. Passiamo adesso alle cose buone di questo libro. Vargas è stato veramente bravo a delineare il contorno storico della vicenda, aprendo e chiudendo parentesi prima che il lettore si annoiasse.. il lento degrado di una nazione come il Perù, la visione oziosa e pacifista degli hippies, l'animo freak e swinging di Londra, la mafia sottobosco del Giappone, la condizione lavorativa dei dipendenti Unesco, tutto descritto in modo pulito e limpido, e mi è piaciuta molto anche la sapienza nel non imbrogliare le carte, e nel non confondere le idee a chi legge. Anche la storia di Ylal è commovente e bellissima, peccato che secondo me Llosa ce l'abbia infilata perché costituisce l'unico merito che la “malafemmina” ha avuto nel corso del romanzo: farlo parlare. La riflessione di Salomòn Toledano sul fatto che gli interpreti siano dei scrittori mancati e frustrati mi ha illuminato come un lampo a ciel sereno, perché ho improvvisamente scoperto come mai mi piaccia tanto scrivere le cavolate che mi passano per la testa nel web, o appunto le recensioni sui libri non appena li finisco. La storia di Juan Barreto e della nonnetta mecenate e curiosa di nuove esperienze, apre una delicata riflessione sulla solitudine dell'uomo e la sincerità dei sentimenti che si possano instaurare anche in persone dai costumi diametralmente opposti. Infine, ultima ma non per importanza, la solarità dell'idealista Paul e la sua costanza nel raggiungere ostinatamente i propri sogni non di gloria ma di giustizia, accende la speranza e regala ottimismo come se fosse una storia a sé. E siamo giunti alla fine.. Mi viene in mente una frase di Pennac: la felicità non cita mai le proprie fonti. E infatti anche la vocazione al masochismo, sebbene da me non condivisa, a quanto pare a molti regala godimento..anche se dubito corrisponda al significato di felicità nel senso sano del termine. Ma forse è proprio questo che Llosa voleva dire. Buona e travagliata lettura a tutti! Intanto nella vita reale: "Non ho altro da aggiungere Vostro Onore"

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