Vietato per quasi trent’anni in tutti i paesi anglosassoni (dal 1934, quando uscì presso una piccola casa editrice parigina, al 1961, anno in cui ne fu liberalizzata la vendita negli Stati Uniti), Tropico del Cancro si è trascinato a lungo, troppo a lungo, la fama di libro prima di tutto “scandaloso”, adatto solo a lettori in cerca di sensazioni forti. In realtà è uno dei romanzi più innovativi e importanti dell’intero Novecento americano, che si avvale di una lingua originalissima nel suo porsi come radicalmente antiletteraria, e che visita con impressionante realismo gli ambienti e i personaggi della particolarissima migrazione intellettuale dagli States a Parigi, molto abbondante soprattutto nei tardi anni Venti.Rigorosamente autobiografico, il libro non si costruisce secondo un vero e proprio intreccio, ma si muove liberamente da un incontro all’altro, da una sbronza all’altra, da un amplesso all’altro, in un mondo popolato di giovani artisti senza un soldo, di piccoli truffatori, di prostitute, di debosciati e fannulloni di vario tipo: una bohème ormai molto poco romantica, che riflette innanzi tutto una cupa desolazione.