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Aggiornato il 04-07-2014 da loredana
Disponibile in 5 librerie
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Aggiornato il 04-07-2014 da loredana
Disponibile in 5 librerie

Anni Cinquanta del secolo scorso. Lucien Nourissier, psichiatra di Parigi studioso di menti criminali, prende contatto con un giornalista spiantato di Barcellona, Carlos Infante, autore di un servizio sulla Pastora. Donna e uomo, partigiana e bandito, datasi alla macchia per connaturata estraneità ai legami umani, accusata di ogni genere di delitto, per anni braccata invano dalla ferocia della Guardia Civil del Generale Franco, fu realmente protagonista di imprese ardite e divenne un personaggio della leggenda popolare.
Il medico parigino e il giornalista barcellonese sono due opposti temperamenti, idealista il primo, cinico e venale l'altro, raffinato borghese il francese, grossolano e abituato ad arrangiarsi lo spagnolo. Ma Nourissier riesce a convincere Infante, in cambio di danaro, a buttarsi sulle tracce della Pastora, per squarciare la cortina del suo enigma, svelarne finalmente la natura, le motivazioni, il destino.
La ricerca segue i sentieri selvaggi già percorsi dalla bandita; entra nelle cittadine e nei villaggi di pietra antica dove aveva trovato odio ma anche complicità; fruga nei segreti di comunità ermetiche e diffidenti. Il rischio per i due è mortale: finire nelle mani della Guardia Civil, che occulta perfino il nome della ribelle, oppure restare in un fosso con un coltello in petto, per una parola in più, per uno sgarbo non calcolato.
In questa storia di avventura e solitudine è dominante lo scenario naturale: le montagne a sud dell'Ebro, tra la Catalogna e l'Aragona, per lungo tempo, dopo la fine della guerra civile, rifugio disperato degli ultimi resistenti. È la Spagna sordida e triste della dittatura che vi si staglia, sorpresa nella provincia nascosta dove più feroci sono i ricordi di gesti imperdonabili; dove più profonda è la solitudine rimasta; e più tenace la rassegnata miseria materiale.
E di tutto ciò, dell'impossibile perdono, dell'abissale solitudine, della miseria irredimibile, alla fine La Pastora appare mitica incarnazione anche ai due avventurieri. Accomunati e in parte giustificati dalla meraviglia per la natura umana, ne riconoscono il segreto e la pura innocenza. Quasi fosse, nel suo totale esser diversa, la salvezza da una storia collettiva insopportabilmente crudele.

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Michela L.

Teresa Pla Meseguer, la Pastora come tutti la chiamavano, nasce nel 1917 a Vallibona in Spagna ed è l’ultima figlia di una numerosa famiglia contadina. A causa di una malformazione, una forma di pseudo ermafroditismo, nessuno riesce a comprendere bene quale sia il suo sesso. In assenza di un medico e soprattutto per risparmiarle il servizio militare la sua famiglia decide di registrarla come femmina, e come tale si comporterà per tutta la sua infanzia. Alla fine della guerra civile, dopo la vittoria di Francisco Franco, a causa di una terribile umiliazione ad opera di un gruppo di agenti della Guardia Civil che l'avevano costretta a denudarsi per vedere con i loro occhi se fosse una donna o un uomo, la Pastora si unisce ai guerriglieri partigiani, i Maquis che vivono nascosti nelle montagne. Nessuno come lei conosce i sentieri e i nascondigli più sicuri, nessuno è abile più di lei a procurarsi il cibo e trovare riparo. Proprio allora, per meglio adattarsi alla vita in clandestinità, la Pastora lascerà i panni femminili e assumerà l’identità di un uomo, Florencio, nome di guerra Durruti. Nei panni di un uomo la Pastora riesce finalmente a trovare una vera identità, ad avere uno scopo e a sentirsi parte di un progetto. Impara a leggere e a scrivere perché, come le insegnano i partigiani, coi libri si fanno le rivoluzioni. Nel libro che la Pastora fosse una donna o un uomo, un sanguinario assassino o un partigiano che combatte per la libertà non ha una grande importanza, quello che viene fuori più di ogni altra cosa è la sua solitudine: è stata sola come donna e fondamentalmente, nonostante abbia raggiunto una maggiore consapevolezza è stato solo anche come uomo.

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Editore: Sellerio

Lingua: (DATO NON PRESENTE)

Numero di pagine: 456

Formato: (DATO NON PRESENTE)

ISBN-10: 8838925755

ISBN-13: 9788838925757

Data di pubblicazione: 2011

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Anni Cinquanta del secolo scorso. Lucien Nourissier, psichiatra di Parigi studioso di menti criminali, prende contatto con un giornalista spiantato di Barcellona, Carlos Infante, autore di un servizio sulla Pastora. Donna e uomo, partigiana e bandito, datasi alla macchia per connaturata estraneità ai legami umani, accusata di ogni genere di delitto, per anni braccata invano dalla ferocia della Guardia Civil del Generale Franco, fu realmente protagonista di imprese ardite e divenne un personaggio della leggenda popolare.
Il medico parigino e il giornalista barcellonese sono due opposti temperamenti, idealista il primo, cinico e venale l'altro, raffinato borghese il francese, grossolano e abituato ad arrangiarsi lo spagnolo. Ma Nourissier riesce a convincere Infante, in cambio di danaro, a buttarsi sulle tracce della Pastora, per squarciare la cortina del suo enigma, svelarne finalmente la natura, le motivazioni, il destino.
La ricerca segue i sentieri selvaggi già percorsi dalla bandita; entra nelle cittadine e nei villaggi di pietra antica dove aveva trovato odio ma anche complicità; fruga nei segreti di comunità ermetiche e diffidenti. Il rischio per i due è mortale: finire nelle mani della Guardia Civil, che occulta perfino il nome della ribelle, oppure restare in un fosso con un coltello in petto, per una parola in più, per uno sgarbo non calcolato.
In questa storia di avventura e solitudine è dominante lo scenario naturale: le montagne a sud dell'Ebro, tra la Catalogna e l'Aragona, per lungo tempo, dopo la fine della guerra civile, rifugio disperato degli ultimi resistenti. È la Spagna sordida e triste della dittatura che vi si staglia, sorpresa nella provincia nascosta dove più feroci sono i ricordi di gesti imperdonabili; dove più profonda è la solitudine rimasta; e più tenace la rassegnata miseria materiale.
E di tutto ciò, dell'impossibile perdono, dell'abissale solitudine, della miseria irredimibile, alla fine La Pastora appare mitica incarnazione anche ai due avventurieri. Accomunati e in parte giustificati dalla meraviglia per la natura umana, ne riconoscono il segreto e la pura innocenza. Quasi fosse, nel suo totale esser diversa, la salvezza da una storia collettiva insopportabilmente crudele.

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