Pubblicato il 08-05-2015
Per conoscere meglio il ruolo dell’agente nel panorama editoriale abbiamo intervistato Daniele Pinna (a destra in una foto di Maurizio Mulas), dell’agenzia letteraria Kalama, una realtà che rappresenta decine di autori stimati a livello nazionale, tra i quali anche scrittori affermati come Michela Murgia e Gianluca Floris, senza distogliere lo sguardo dagli esordienti e, come viene scritto nella presentazione dell’agenzia, prestando “una particolare attenzione alla ricerca di nuovi talenti affinché possano trovare una giusta collocazione nel mercato editoriale”
L’agenzia è nata a Cagliari nel 2005 e, oltre a svolgere attività di rappresentanza, offre molteplici servizi dedicati ad autori e case editrici, quali valutazione di inediti, editing, correzione di bozze e corsi di scrittura creativa (per adulti e bambini).
Pur essendo la realtà sarda ricca di lettori appassionati e competenti e di ottimi scrittori, non esisteva un’agenzia letteraria.
Io e il mio socio Patrizio Zurru abbiamo deciso che si poteva fare qualcosa di nuovo a casa nostra, attingendo in prima battuta dall’enorme patrimonio di talenti che avevamo e abbiamo a disposizione. Ora, a distanza di sette anni, lavoriamo con autori ed editori di tutta Italia.
Ho una formazione accademica, sono laureato in letteratura moderna e contemporanea e collaboravo da tempo con diverse realtà del mondo librario. La mia preparazione più quella del mio socio, esperto libraio, hanno fatto nascere Kalama.
Trovare e consolidare i giusti contatti, essere riconosciuti come referenti seri e professionali. Gli editori devono potersi fidare delle proposte delle agenzie e serve sicuramente del tempo perché questo accada.
Un’agenzia deve selezionare le opere degli autori da rappresentare e non può farlo gratuitamente. Leggere un testo e produrre una scheda di valutazione è un lavoro e come tale va pagato. Senza un filtro di questo tipo, come potremmo dare risposte serie e professionali agli autori?
La maggior parte delle agenzie nazionali ha fatto la nostra stessa scelta, poche altre no: questo consente agli aspiranti scrittori di scegliere a chi rivolgersi.
Essendo il mercato saturo eviterei la rappresentanza. Punterei maggiormente sull’offerta di servizi editoriali, studiando al meglio il fenomeno dell’editoria digitale.
Vorrei poter assistere a una decrescita dell’offerta.
Il lettore, anche quello forte, non riesce a star dietro alle novità; il mercato editoriale è traboccante di proposte e questo non solo svilisce il lavoro, tanto, che si fa per portare i libri sugli scaffali, ma rende invisibili opere degne di considerazione. L’editoria a pagamento contribuisce, vomitando sul mercato centinaia di titoli inutili ogni anno e io mi auguro che venga spazzata via dal self publishing.
Per guadagnare nuovi lettori occorre un lavoro comune tra librerie (specialmente quelle indipendenti), associazioni e amministrazioni pubbliche, che spesso non riconoscono alla cultura la giusta importanza non solo educativa e formativa a livello individuale e collettivo, ma anche economica. La cultura genera ricchezza, non lo si può dimenticare.
Un’attenzione particolare va al mercato digitale: gli ebook sono la giusta occasione per incrementare gli acquisti dei lettori forti, come già sta accadendo negli USA.
Grazie agli amici di AngoloLettura che hanno realizzato questa interessante intervista.
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